Devitalizzazione

La devitalizzazione di un dente rientra nell’endodonzia, una branca dell’odontoiatria che si occupa della cura della polpa dentale situata all’interno del dente, costituita da cellule, vasi e nervi.

La devitalizzazione è un’operazione odontoiatrica che permette di asportare la polpa di un dente quando carie, la pulpite, o lesioni hanno alterato irreversibilmente il tessuto polpare provocando la morte del dente. L’operazione, peraltro assai comune, è svolta dall’odontoiatra in diverse fasi: il dente viene anestetizzato; viene posizionata una mascherina di gomma intorno al dente per isolarlo da altri batteri presenti in bocca; viene praticata un’apertura attraverso la superficie occlusale o la superficie linguale dei denti frontali fino alla zona più profonda; vengono introdotti sottili strumenti attraverso l’apertura per rimuovere la polpa; il canale viene aperto, sagomato, pulito, sterilizzato fino all’apice radicolare; vengono sigillate tutte le strutture del canale con della guttaperca; si chiude la superficie con un’otturazione.

Devitalizzare un dente è un intervento che porta via generalmente una ventina di minuti. La devitalizzazione permette di conservare i denti naturali, i quali possono funzionare bene così per tutta la vita, ed è possibile praticarla anche in un dente precedentemente devitallizzato, inoltre permette di eliminare granulomi e infezioni all’apice dentale.
Il termine “terapia canalare” è spesso utilizzato come sinonimo di devitalizzazione anche se quest’ultima fa riferimento alla cura effettuata su un dente vivo, mentre la terapia canalare interessa unicamente un dente già morto o precedente devitalizzato.